I MANOSCRITTI

DUE OPERE PER UN'EDUCAZIONE RINASCIMENTALE

Intorno al 1496, il duca di Milano Ludovico il Moro donò al figlio Massimiliano due libri preziosi: erano i testi grazie ai quali il giovane principe avrebbe appreso i rudimenti della lingua latina e, al contempo, le virtù morali, religiose e civili indispensabili per l’educazione del futuro duca. A prova del prestigio della famiglia Sforza, i due volumi furono arricchiti di miniature straordinarie: veri e propri dipinti su pergamena, destinati a eternare la grandezza della corte milanese.


LA GRAMMATICA DEL DONATO

Conosciuto anche con il nome Ianua, il codice è una Grammatica latina ispirata all’opera dell’autore Elio Donato, vissuto nel IV secolo e noto anche per essere stato il maestro di san Girolamo. I testi di Elio Donato furono utilizzati come fondamentali strumenti di consultazione e di studio per tutto il Medioevo e anche in età umanistica. L’apparato illustrativo si deve a vari miniatori lombardi, tra i quali spicca Ambrogio de Predis. Molte immagini sono corredate di una didascalia in italiano volgare, mentre il resto del testo è in latino. E proprio l’impostazione è ciò che rende estremamente moderno questo codice: le immagini e le rispettive didascalie in volgare rimandano direttamente alla regola di latino che è spiegata nella pagina a fronte, secondo un metodo didattico in uso anche al giorno d’oggi. Così, ad esempio, l’immagine della c. 10v ritrae il giovane duca a cavallo per le vie della città ed è accompagnata dalla didascalia che recita “Va per Milano el conte innamorato. E da tutte le dame e contemplato”. Nella carta successiva è riportata la coniugazione del verbo amare (“Amo, amas, amat”), così che l’apprendimento della regola sia facilitato dall’identificazione del giovane duca con l’immagine e con il motto in volgare.
Il manoscritto ha conservato la straordinaria legatura originale in pelle, impreziosita da impressioni a secco e dorate, con gli stemmi e le imprese del duca Sforza.


IL LIBER IESUS

Il secondo, delizioso manoscritto è noto come Liber Iesus e contiene l’abbecedario, i dieci comandamenti e le principali preghiere in latino, oltre a una serie di ammonimenti e consigli per il piccolo Massimiliano. Il libro, scritto e illustrato nello stesso periodo della Grammatica, prosegue e completa il percorso educativo del principe, e per questo condivide con essa la medesima ricchezza figurativa, con scene di straordinaria suggestione visiva. La legatura del codice, in pergamena, è settecentesca.




LE MINIATURE

A prova del prestigio della famiglia Sforza, i due volumi furono arricchiti di miniature straordinarie affidate a minatori lombardi tra cui spicca Ambrogio de Predis, pittore che aveva collaborato con Leonardo per la Vergine delle Rocce: i due ritratti di Massimiliano bambino e del padre Ludovico, all’inizio e alla fine del codice, sono forse il suo capolavoro assoluto. Echi della pittura di Leonardo da Vinci si trovano in molte tra le miniature dei due codici, proprio perchè il principale artista impegnato nella loro decorazione, Ambrogio de Predis, fu un importante collaboratore del genio toscano. Straordinario e suggestivo il ciclo di miniature che illustra momenti quotidiani della vita del piccolo Massimiliano, e proprio questo legame con la quotidianità determina un’altra importante caratteristica dei manoscritti: tutti i personaggi sono identificabili in persone realmente esistite e vissute alla corte degli Sforza, dal conte Borella, il precettore di Massimiliano, ai vari compagni di studio e di giochi del giovane duca. La Grammatica del Donato, infine, ha uno schema illustrativo che si articola secondo un programma ben preciso, mostrandoci il percorso educativo del futuro duca: partendo dal ritratto di Massimiliano, attraverso la sfera quotidiana scolastica, il trionfo militare e la scelta della Virtù che farà di lui un principe giusto, il codice si chiude sul ritratto di Ludovico il Moro, faro ideale cui deve tendere l’educazione del giovane, affinché diventi un principe giusto e saggio come il padre.

Educare per immagini

Nei testi gli insegnamenti sono strettamente associati alle immagini, secondo un metodo didattico di grande modernità.


Il capolavoro
di Ambrogio de Predis

Straordinarie miniature che culminano con il più famoso ritratto di Ludovico il Moro.


LA STORIA DEI CODICI

La Grammatica del Donato e il Liber Iesus furono acquistati nel Settecento dal grande collezionista ed erudito don Carlo Trivulzio. I due codici sforzeschi confluirono così nella ricca collezione libraria che i Trivulzio, antica famiglia milanese, avevano iniziato a raccogliere a partire dal Quattrocento. Nel 1935 il Comune di Milano acquisì tutte le collezioni dei Trivulzio: gli oltre 1500 volumi del fondo – manoscritti, incunaboli, cinquecentine, libri a stampa antichi moderni – andarono così a costituire la Biblioteca Trivulziana. La Grammatica e il Liber Iesus furono dunque condotti nella nuova sede, presso il Castello Sforzesco. Poco prima del trasferimento, tuttavia, uno dei fogli più importanti della Grammaticala carta 3, con il frontespizio dell'opera – sparì per sempre, forse trafugato da ignoti. Fortunatamente qualche anno prima la pagina era stata fotografata: un documento eccezionale, benché in bianco e nero, sulla base del quale è stato oggi possibile ricostruire l'aspetto originale della pagina perduta.


La corte di Ludovico il Moro e Leonardo da Vinci

Splendida, effervescente, festosa: così si presentava la corte milanese durante il ducato di Ludovico il Moro, che, da vero mecenate rinascimentale, accolse e protesse numerosi intellettuali, letterati e artisti dell’epoca. Tra questi, il più celebre fu Leonardo da Vinci, che proprio a Milano realizzò alcuni dei suoi massimi capolavori. Il duca seppe valorizzare il suo multiforme genio, affidandogli progetti che spaziavano dall’ingegneria all’urbanistica, dall’arte militare alla scenografia.


I facsimili


L’opera si compone di due volumi, riproduzioni integrali in facsimile dei codici 2167 (Grammatica del Donato) e 2163 (Liber Iesus) conservati presso la Biblioteca Trivulziana di Milano. L’edizione è a tiratura limitata di 699 esemplari numerati e certificati, presentati in cofanetto insieme al commentario edito a cura di Jonathan J. G. Alexander con testi di Pier Luigi Mulas e Marzia Pontone.

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LA PAGINA RICOSTRUITA

Dopo essere appartenuti alla famiglia milanese Trivulzio per 500 anni, La Grammatica e il Liber Iesus furono acquisiti dal Comune di Milano nel 1935, e in quell’occasione furono condotti nella nuova sede, presso il Castello Sforzesco. Poco prima del trasferimento, però, uno dei fogli più importanti della Grammatica – la carta 3, con il frontespizio dell’opera miniato da Ambrogio de Predis – sparì per sempre, forse trafugato da ignoti.


Uno dei motivi di maggiore interesse del facsimile è infatti la reintegrazione della carta 3 della Grammatica, dispersa tra il 1913 e il 1935.


Sul recto era una miniatura a tutta pagina di Ambrogio de Predis, sul verso l’incipit del testo riccamente decorato da Giovan Pietro Birago. Grazie a un’antica fotografia del foglio in bianco e nero e agli inventari storici, che descrivono dettagliatamente la carta, Franco Cosimo Panini Editore ha potuto ricostruire il presunto aspetto originale della decorazione. Dopo un accurato studio della tecnica pittorica dei due miniatori e il confronto con l’apparato decorativo del codice, sono stati individuati i valori cromatici e tonali di ogni parte del foglio. Su questa traccia, un’esperta miniaturista ne ha riprodotto la colorazione, utilizzando strumenti e materiali conformi a quelli utilizzati nel Quattrocento (pigmenti a base minerale, vegetale e animale macinati finemente e mescolati con gomma arabica con l’aggiunta di fiele di bue per migliorarne l’adesione al supporto pergamenaceo). Il facsimile, completo della carta perduta, permette così di ammirare e sfogliare lo splendido codice così come si presentava agli occhi del piccolo Massimiliano Sforza.

Il frontespizio fu miniato da Ambrogio de Predis e mostra un arco fiancheggiato da due pilastri ornati, con due putti a sostenere un cartiglio incitante allo studio della grammatica latina. In primo piano vediamo, in strada, un gruppo di bambini che vanno a scuola: tra loro è Massimiliano, rappresentato nell’atto di pacificare due compagni che litigano. Sul verso della carta, realizzato da Giovan Pietro Birago, troviamo invece il ritratto di Ludovico nel piccolo tondo, mentre nel quadrato con l’iniziale P è raffigurato Massimiliano, in piedi con un libro aperto in mano, mentre ascolta attento le spiegazioni del Maestro. Nel paesaggio dipinto lungo i margini, due paggi reggono a sinistra il vessillo del conte di Pavia (Massimiliano) e a destra una fiaccola accesa. Nel bordo inferiore campeggia lo scudo ducale inquartato.




LA COLLANA

La Grammatica Sforza fa parte della collana “La Biblioteca Impossibile”, la più autorevole e preziosa collezione di facsimili dedicata al Rinascimento. Un progetto unico per completezza e rigore scientifico inaugurato nel 1995 con la Bibbia di Borso d’Este e proseguito, anno dopo anno, con la riproduzione dei massimi capolavori della miniatura. Nessuno, neppure un principe del Rinascimento, avrebbe mai potuto raccogliere in un’unica collezione, in passato come ai giorni nostri, i codici più belli di tutti i tempi. Ecco perché è nata “La Biblioteca Impossibile”, una collana unica al mondo che raccoglie i volumi più preziosi, le opere più raffinate, i manoscritti più rari, tutti riprodotti integralmente in edizioni rigorosamente fedeli agli originali, pubblicate in tiratura limitata, numerata e certificata e corredate di utili volumi di Commentario redatti dai più qualificati storici della miniatura. Uno straordinario patrimonio di bellezza e di sapere sottratto all’oblio e trasmesso alle generazioni future nell’integrità dei suoi valori storici, artistici e culturali.
web: fcp.it - bibliotecaimpossibile.it


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